Contenuto principale

Eleonora d'Aragona

«Maestosa e bella, colta e gentile»:
Eleonora d’Aragona prima duchessa di Ferrara

 

Eleonora d’Aragona nacque a Napoli nel 1450 da Ferdinando I d’Aragona, re di Napoli, e Isabella Chiaramonte, principessa di Taranto e, sia pur in contumacia, regina di Gerusalemme.

Cresciuta nell’opulenza e nello sfarzo Eleonora si mostrò, sin dalla più tenera età, una persona elegante e colta: la sua innata grazia e raffinatezza verranno pubblicamente riconosciuti da Giovanni Sabatino degli Arienti che ne ricorderà “l’aspecto regale […] che qualuncha incognito l’havesse veduta, o sola, overo in compagnia de altre donne, non per distinctione de vestimente overo altri portamenti, ma solo per la maestà delo aspecto che era in lei, senza dubio l’haverebbe iudicata regina”.

A Napoli Eleonora ebbe modo, sin dalla giovane età, di conoscere e stringere rapporti con l’ambiente culturale che gravitava intorno alla corte aragonese. Oltre che con Diomede Carafa – suo principale precettore – fu legata da amicizia con grandi umanisti che contribuirono a far nascere in Eleonora il gusto e la simpatia per il mondo delle lettere: propensioni che ebbero poi modo di affinarsi nella corte ferrarese. 

Naufragato, infatti, il progetto di matrimonio con Sforza Maria Sforza, Eleonora sposerà il Duca di Ferrara Ercole I d’Este. Il matrimonio, celebrato per procura a Napoli nel 1472, di rango reale, costituiva per gli Estensi un altissimo onore, e pertanto erano stati approntati festeggiamenti degni dell’evento. Il suo ingresso trionfale “suxo uno cavalo bianco, vestita de drapo de horo ala napulitana, con li chapili zoxo per le spalle et una corona preciosissima in capo”, avvenne il 3 luglio del 1473 a Ferrara, dove la cerimonia nuziale fu celebrata dal cardinal Bartolomeo Roverella. Lunghissima era la lista degli invitati, comprendente gli ambasciatori di Borgogna e di quasi tutti gli stati italiani, oltre a un gran numero di gentiluomini. Il cronista Caleffini ci informa della quantità di cibi e di oggetti di cucina che furono necessari: le cifre danno un quadro impressionante della grandiosità delle celebrazioni e della ricchezza del pantagruelico banchetto.

Nei vent’anni che visse a Ferrara, Eleonora si dimostrò virtuosa ed energica, buona madre, moglie affettuosa e capace reggitrice. Sinceramente e profondamente religiosa, si dedicò con impegno alle attività caritative, a cui andava una parte cospicua della sua ricca rendita.

Nello spazio di soli otto anni diede al marito ben sei figli (Isabella, Beatrice, Alfonso, Ferrante, Ippolito e Sigismondo) e non ebbe difficoltà ad accogliere con spirito materno anche la piccola Lucrezia, frutto di un amore prematrimoniale di Ercole, e nemmeno Giulio, che il marito ebbe da una damigella di corte dopo il matrimonio.

Ercole, poi, pur dotato di molte qualità, non si distinse mai come grande statista e i doveri dell’amministrazione e del governo sembravano tediarlo. Egli, quindi, aveva la tendenza più a delegare che a governare, lasciando mano libera a funzionari non sempre di specchiata onestà. Fu allora Eleonora a prendersi carico degli affari di stato e per molti aspetti fu lei la vera reggitrice del ducato, dimostrando un equilibrio e un’intelligenza non comuni in una logica dinastica che portava la consorte a mettere tutte le proprie risorse al servizio della causa della famiglia acquisita, ovvero – in prospettiva – del nome che avrebbero portato i suoi figli. A questo proposito racconta il Caleffini, che la duchessa “dava audientia e spazava le faccende come Signore […] regeva a gubernava il tutto”, mentre Ercole, si scandalizza il cronista, “parea non si curasse del Stato suo”.

Giustamente amata da tutti e tenuta in altissima considerazione, “Madama” (come veniva comunemente chiamata) morì l’11 ottobre 1493, universalmente compianta.